Ormai il primo quadrimestre è passato, certo, è stato necessario impegnarsi per raggiungere gli ottimi risultati avuti in pagella! Anche con lo strumento i progressi ci sono stati, grazie a quella mezz'ora di studio giornaliera, per dire la verità spesso ridotti a 20 minuti, ma insomma, la costanza è comunque premiata.
Oggi iniziano le prove per l'orchestra, al ritorno mia figlia mi comunica che sono iscritti a diversi concorsi, dovranno provare spesso. Con entusiasmo accolgo la notizia, dentro di me mi preoccupo: dove troverà il tempo per conciliare questo ulteriore impegno con lo studio, la palestra, ormai tre volte la settimana, qualche uscita con gli amici. Queste ore andranno ad aggiungersi al carico già notevole della nostra settimana....
Passano le settimane, da ogni prova di orchestra mia figlia torna con gli occhi che brillano. Racconta poco, ma colgo l'emozione di poter frequentare i “grandi”, come sembrano ancora i ragazzi di terza media, già più esperti. In fondo è timida, però vedo che suonare le permette di trovare un suo spazio nel gruppo, rompere il ghiaccio con i compagni.
A casa spesso studia i brani suonando sopra le basi ritmiche preparate dai professori, mi accorgo di quanta serietà mette nell'acquisire il ritmo giusto, nello scoprire il momento delle entrate della sua parte, quante volte ripete un brano fino ad essere soddisfatta di sé.
Finalmente iniziano le uscite pubbliche, i concorsi. Ci organizziamo tra genitori per chi può accompagnare i ragazzi, ci diamo il cambio durante le attese, non è facile incastrare tutti i nostri impegni. Ma a trascinarci sono proprio i nostri figli.
Sono meravigliata a scoprire quanti sono, faticano a trovare tutti posto sul palco, mi preparo a momenti di caos e invece, come per incanto, da una “mandria scomposta”, quale sembrano essere a volte all'uscita da scuola, si trasformano in un meccanismo organizzatissimo: ognuno sa qual'è il proprio posto, le lunghe attese non sfociano mai in comportamenti irresponsabili, la concentrazione con cui ognuno segue i gesti del professore nel dirigere li porta a respirare all'unisono, concentrati ed attenti come a casa non li vedo mai. Ognuno è responsabile dei propri oggetti, ripone custodia, leggio, parti con una cura che sfido di trovare all'interno delle loro stanze.
La gioia e l'emozione che suscitano gli applausi scroscianti che accolgono la loro esibizione, tutti quegli occhi brillanti, i sorrisi e la complicità che mostrano nel lodarsi a vicenda mi commuovono.
Ormai siamo al liceo.
Quelle prime esibizioni sono solo un ricordo, molti non suonano più.
Ma vedendo come la maggior parte di loro prosegue negli studi con impegno, capacità di concentrazione e soddisfazione, ho l'impressione che durante i tre anni delle medie hanno acquisito molto di più di un bagaglio di nozioni. Hanno dedicato del tempo, non poco, a dare vita a un progetto comune, in cui ognuno era una parte, a volte piccola, a volte grande, ma ugualmente importante per raggiungere il risultato. Hanno imparato che senza regole comuni non si può lavorare insieme, senza il rispetto e l'ascolto reciproco non nasce la gioia di suonare insieme.
Gioia che hanno invece vissuto pienamente, e con che risultati!
Aver avuto il TEMPO necessario per trasformare lo studio di uno strumento in una esperienza così ricca, molto più completa, è forse quanto di più prezioso questa scuola ci abbia dato.
TEMPO così spesso regalatoci da parte degli insegnanti, che non hanno contato le ore di lavoro, dando così ai ragazzi uno dei migliori esempi da seguire: la passione per un progetto e la serietà nel cercare di realizzarlo.
TEMPO che fortemente desidero venga difeso e salvaguardato all'interno della scuola, una sorta di vaccino contro la superficialità, la svogliatezza o il disinteresse di cui troppo spesso le giovani generazioni vengono accusate.
Un TEMPO che però solo noi adulti possiamo difendere, di cui siamo direttamente responsabili.
Cornelia, mamma di Susanna