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mercoledì 18 febbraio 2015

Allarme per procura?

Ben oltre il limite del ridicolo.

Sabato 14 febbraio 2015
Ore 13,00. Arriviamo davanti alla Scuola Carroll, armati di tavolino, penne e fotocopie per la raccolta di firme. Cominciamo a allestire il banchetto e affiggiamo qui e lì degli ingrandimenti per rendere la lettura del documento più semplice.

Ore 13,10. La professoressa Di Pietro, dall'altra parte della cancellata, su sollecitazione della signora Preside, ci chiede trafelata di smettere con la raccolta di firme perché disdicevole per la scuola, perché sarebbe più opportuno rivolgere le nostre lagnanze al Ministero, perché venerdì c'è stato un altro Consiglio di Istituto che ha riconfermato la settimana corta, e ci invita ad andare via.
Al nostro cortese ma netto rifiuto rientra in aula.

Ore 13,15. Davanti la scuola Carroll arriva una pattuglia della polizia.
Neanche il tempo di scendere dalla volante e i due poliziotti in servizio si sono resi conto di essere stati chiamati a sproposito: nessun facinoroso aveva divelto il cancello della scuola, nessun commando terrorista aveva attentato alcunché, solo un manipolo di serafici genitori che attendevano la campanella, eppure alle forze dell'ordine risultava un'aggressione alla signora Preside della Scuola Carroll.
Fattisi largo tra la folla incredula fino al banchetto delle firme, agli agenti abbiamo obiettato in maniera disarmante che la signora Preside, se effettivamente in sede al sabato, se effettivamente aggredita, l'avrebbero potuta incontrare nel plesso Mommsen, qualche isolato più in là...
A nessuno dei presenti è sfuggita l'ironia della cosa: visto che in pochi sembra riescano ad incontrarla di persona, magari le forze dell'ordine avrebbero avuto maggiore fortuna. Di sicuro più dei genitori scontenti della decisione di cambiare l'orario scolastico che inutilmente da settimane chiedono di essere ricevuti. Chiarita la cosa, tra lo sconcerto e l'ilarità, noi abbiamo continuato con la raccolta di firme, gli agenti sono entrati nella scuola.

Ore 13,30. Suona la campanella. Un paio di centinaia di ragazzini, zaino in spalla, si precipitano fuori dalla scuola, eccitatissimi per la presenza della volante sul piazzale. Domande, risposte, battute, un'evento straordinario da riferire a casa a ora di pranzo!

Ore 13,40. Uno degli agenti si avvicina al banco delle firme chiedendo se c'è un responsabile.
Mi presento come uno dei genitori organizzatori (per altro legittimo proprietario del tavolino pieghevole stracolmi di fogli e volantini) per dare le mie generalità: Luca Valerio genitore di Rebecca, 2L. Mi risponde che non è necessario, occorre solo un chiarimento. La versione ufficiale della scuola ora è la seguente: l'intervento della polizia è stato necessario per un tentativo di aggressione alla professoressa Di Pietro. Non riesco a trattenermi dal ridere: rispondo che la Di Pietro, stimatissima professoressa di arte con cui ho grande confidenza maturata negli anni e che tutti rispettano, è oltretutto insegnante di mia figlia. E chi mai si sarebbe sognato di aggredirla?
Soddisfatto l'agente rientra nella scuola per confrontare la mia dichiarazione con quella della prof.

Ore 13,50. Gli agenti aspettano pazienti che l'assembramento si sia definitivamente sciolto, un genitore esprime solidarietà e si rammarica con loro del tempo che hanno impiegato inutilmente a risolvere la faccenda, poi vanno via salutandoci confermando che i docenti hanno declinato, perché non necessaria, la loro offerta di venire scortati fuori dalla scuola.
Io saluto amabilmente la professoressa Di Pietro, rammaricandomi con lei del suo coinvolgimento nella vicenda.

Ore 14,00. Veramente mooooolto soddisfatti della mattinata e ancora sghignazzando per il fuori programma, finalmente andiamo a pranzo.


In un altro post le riflessioni a mente fredda di tutta la vicenda...

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