Tutti sappiamo che la competizione tra le scuole ad
accaparrarsi nuovi iscritti è forte, e il calo delle iscrizioni comporta
direttamente una mobilità forzata per i docenti. Da ciò la gara a costruire
della scuola un immagine accattivante e il grande dispendio di energie in
funzione degli open days.
Niente di meglio. Si sa che la competizione, se non si
concentrano le energie solo in pubblicità, porta un miglioramento del prodotto.
Un esempio: la professoressa Ferrarini nella 2L ha fatto realizzare degli
esperimenti agli studenti. La loro preparazione, che ha coinvolto intensamente
i ragazzi e le stesse famiglie, è stato uno degli avvenimenti rimarchevoli di
quest’anno scolastico.
Noi crediamo che la scelta della settimana corta sia
deleteria non solo per i nostri figli, ma in prospettiva per l’intera scuola.
All’obiezione di un genitore del comitato: “Non sono del
quartiere e ho un figlio che frequenta la scuola elementare; con la settimana
corta non lo iscriverei alla Carroll” una professoressa ha risposto piccata:
“Questi sono affari suoi, signora!”
E no, mia cara professoressa, questi sono soprattutto affari
vostri.
La Carroll raccoglie un bacino d’utenza molto ampio. Le
ragioni? Il livello dei docenti, l’ambiente raccolto e ben controllato,
l’indirizzo musicale e la settimana lunga che ne è corollario necessario.
Noi genitori, conoscendo i ritmi dei nostri figli, siamo
convinti che aumentare il numero delle ore giornaliere influirà sul rendimento,
nello studio dello strumento come nelle materie della mattina. Dello stesso
parere sono tutti gli insegnanti di strumento.
Conseguenze possibili: un sovraccarico di lavoro non
compensabile dal sabato libero, la rinuncia a altre attività extracurriculari,
un abbassamento dei voti o una riduzione delle aspettative da parte degli
insegnanti. O la rinuncia allo strumento.
Ma questi sono argomenti ormai conosciuti. Quello che ci
sembra sfugga a molti è che tante famiglie hanno scelto la Carroll grazie al
passaparola, soprattutto le famiglie che non sono del quartiere. Io
personalmente posso contare 4 famiglie che continuano e ringraziarmi per aver
consigliato loro la nostra scuola. Non mi sentirei di farlo se dovesse essere
confermata la decisione della settimana corta.
A quanto ci risulta le iscrizioni alla Carroll quest’anno sarebbero
consistenti e garantirebbero l’attivazione di 3 prime classi. Questo farebbe
supporre che l’opzione settimana corta sia vincente.
Non lo crediamo.
Se così fosse un aumento proporzionale dovrebbe risultare
anche al plesso Mommsen, ugualmente interessato dal cambio di orari
(attualmente 2 intere sezione vanno a scuola il sabato). Non abbiamo i dati
definitivi ma non sembra che le cose siano andate così, la settimana scorsa si
sussurrava della impossibilità a attivare tutte le prime...
Quello che crediamo è che la ripresa delle iscrizioni alla
Carroll sia conseguenza dell’attivazione, quest’anno, di lezioni di strumento
presso la Quasimodo, coordinate dal professor Ceccani, che ha visto l’adesione
entusiasta di molti ragazzini. Questo a dimostrazione che la salvaguardia e il
potenziamento della musica a scuola risulta una strategia vincente.
La settimana corta andrebbe in senso opposto.
Le nostre sono illazioni? Non siamo tecnici e non possediamo
tutti i dati per suffragare le nostre impressioni. Di certo osserviamo i fatti
dall’interno e conosciamo a fondo le dinamiche di scelta.
Non sappiamo se la dirigenza ha avviato un’analisi dei dati
per comprendere a pieno le ragioni delle variazioni di iscrizioni e pensiamo
che gli effetti disastrosi della settimana corta si vedranno nel lungo periodo,
e questi sicuramente "non sono solo affari nostri".
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